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Una chiave di lettura rivoluzionaria per capire il flamenco nella sua essenza culturale e musicale, offerta da Sabina Todaro. Dedicato a chi voglia conoscere e/o approfondire questa forma d'arte in modo non nozionistico, ma utilizzando la logica e comprendendo questo meraviglioso fenomeno, che è il flamenco, in tutti gli aspetti possibili, come strumento per la vita.

Flamenco Chiavi in Mano podcast Sabina Todaro

    • Music

Una chiave di lettura rivoluzionaria per capire il flamenco nella sua essenza culturale e musicale, offerta da Sabina Todaro. Dedicato a chi voglia conoscere e/o approfondire questa forma d'arte in modo non nozionistico, ma utilizzando la logica e comprendendo questo meraviglioso fenomeno, che è il flamenco, in tutti gli aspetti possibili, come strumento per la vita.

    #115- Riflessioni sulla pedagogia del flamenco - Flamenco Chiavi in Mano

    #115- Riflessioni sulla pedagogia del flamenco - Flamenco Chiavi in Mano

    Riflettiamo sulla pedagogia del flamenco.
    Facendo una ricerca su una Intelligenza artificiale in italiano sulla pedagogia del flamenco, l'unica risposta che ho trovato era... di contattare me! Ho quindi ripetuto la richiesta in spagnolo e per fortuna ci sono notizie migliori!
    FIno a pochi anni fa per avere una formazione professionale in un conservatorio, di chitarra flamenca, bisognava andare a Rotterdam. Sembra assurdo ma in relatà spesso le istituzioni non danno valore a ciò che hanno "dentro casa". Il flamenco è stato vittima del franchismo che lo ha emarginato come qualcosa di legato solo alla cultura gitana... però Franco è morto nel 1975 e ci sono voluti 40 anni affinché lo stato Spagnolo promulgasse la Ley organica de la Educacion, nel 2006, che ammise finalmente il flamenco come corso di studi di conservatorio in Spagna. 

    Molto spesso l'insegnamento delle forme d'arte non riguarda la pedagogia, ma soltanto gli aspetti pratici, tecnici. Difficilmentei fa caso alla crescita dell'allievo, alla sua espressione. E' un po' come quando allascuola media si studiava matematica solo per passare l'esame. Avevamo 12 anni allora, ma anche da aulti è facile persare che dobbiamo fare le cose "bene", essere sicuri e precisi. Però se ci esercitiamo all'infinito efacciamo qualcosa di scorretto, non miglioreremo e riusciremo anzi a farci del male: un chitarrista che suona in modo scorretto soffrirà di tenidnite. Finché non uso il corpo in maniera saa mi farò male. Non si può fare un eserciizo "a caso" e sperare che "tutto vada bene"!

    Il flamenco si imparava dall'osservazione e dall'esperienza diretta: guardo e copio. Ma non è esattamente così che funziona, altrimenti io potrei ascoltare un disco di Paco de Lucia e ripetere esattamente i suoi suoni. QUindi è necessario che qualcuno faccia da intermediario e mi conduca in un percorso di apprendimento. 

    Il flamenco è talmente complicato che occorre sempre conoscerne gli aspetti teorici, musicali, culturali, oltre che tecnici e fisici. 

    Se pensiamo al cante flamenco, è talmente estremo che si rischia facilmente di rovimarsi le corde vocali. Ma se si desidera cantare fino a tarda età si dorvrà fare attenzione. Con il baile è ancora peggio, perché il corpo si distrugge senza un trainig adeguato. 

    Dal 2006 esistono scuole di formazione completa del flamenco nei conservatori in Spagna, per quanto riguarda il cante, la chitarra e il baile, e facoltà di flamencologia, che è dedicata alla musicologia del flamenco, allo studio della sua struttura e tradizione. Prima di allora quindi non esistevano scuole? Certo che esistevano, esistono da sempre, da quando esiste il flamenco! Gli insegnanti però offrivano informazioni tecniche, di forme da copiare: una falseta da imparare, posibioni da eseguire, strofe da ripetere, coreografie da memorizzare. Ma se ad esempio imparo a ballare attraverso l'esecuzione di una coreografia, il corpo non lavora in modo adeguato perché i movimenti sono senz'altro ripetuti in maniera asimmetrica, e questo non è sano per la formazione di un danzatore. 

    Rigurado al cante, credo che le persone imparasssero a cantare ascoltando tanto, vivendo il flamenco nell'esperienza di vita. Questo è bellissimo, ma probabilmente molti cantaores non hanno potuto sviluppare la loro voce perché non sono stati educati e si sono rovinati le corde vocali. 

    I conservatori danno una formazione sulla cultura, e aiutano a riflettere su quanto si sta facendo, anche grazie agli studi di flamencologia. Questo è molto utile anche a noi che siamo stranieri e non viviamo immersi nel flamenco!

    Ma non si rischia di snaturare il flamenco demandandone lo studio a scuole formali ed istituzioni anziché a viverlo nella quotidianità, come si è sempre fatto? In qualche modo è vero. I conservatori preparano la persona e in qualche modo deviano la spontaneità, e possono rendere il flamenco un po' manierato. Però...

    • 21 min
    #114 La timidezza e il modo di stare nel corpo del flamenco - Flamenco Chiavi iin Mano

    #114 La timidezza e il modo di stare nel corpo del flamenco - Flamenco Chiavi iin Mano

    Continuiamo la serie di rflezzioni sulla timidezza ed il flamenco.
    La postura non è soltoanto un atteggiamento corporeo, ma è la posizione che il nostro corpo tende ad assumere durante la giornata. Esprime assolutamente ciò che siamo, la nostra storia, il nostro carattere, le nostre esperienze, i traumi, i vissuti positivi, il nostro sentire. Alla fine la postura siamo noi!
    Influenza profondamente il nostro modo di stare al mondo e i nostri pensieri. Prova a stare tutto il giorno accasciato con lo sguardo basso e il collo piegato: ti sentirai triste o depresso!

    Il flamenco ci obbliga a tirar fuori una postura molto eretta, aperta e forte, che ci pone in una condizione di autoaffermazione ed autorevolezza, non certo di timidezza. Occupiamo tantissimo lo spazio e rimandiamo una immagine di sicurezza di sé.
    Se la pensiamo in termini di uomini primitivi, ai quali siamo ancor oggi fisicamente uguali quasi al 100%, chi poteva stare dritto, aperto e fiero eera... il capo del villaggio! Il flamenco invece fa così con tutti!
    Essere nel corpo ballando flamenco è fondamentale. E' tutto!


    Per ballare ed essere così aperti ed eretti occorre lavorare con la forza muscolare. Ed è faticoso! Mentre balliamo non è che non siamo più timidi ma lìapertura che il corpo fa mette in secodno piano paura e timidezza. Si usa la "power house" come si chiama nel Pilates: parte alta delle cosce, pavimento pelvico, addome in forza.

    Il corpo nel flamenco è tonico e forte e ci mette in una posizione fisica di potere, che ci aiuta a mettere da parte la timidezza. Non dico che ci permetta di superarla, perché la timidezza non è una malattia ma una caratteristica!

    Quando ci sentiamo forti e aperti le preoccupazioni e le paure vanno in secondo piano. Quanto più tempo dedichiamo al rinforzo di questa muscolatura e di questo atteggiamento corporeo, e tanto più acquisisamo uno strumento.
    Mi ricordo di Paolo Villaggio quando faceva Fantozzi, che si relazionava con il capufficio. Era sempre accasciato, fisicamente imbranato perché assente e assente perché imbranato. Non mi faceva per niente ridere, anzi, mi faceva molta tenerezza. La sua timidezza e l'insicurezza si esprimevano tanto con il corpo.
    Questo capita spesso: se ti osservi durante la giornata, noterai quanto spesso chiudi il tuo corpo!

    Stare molto in una postura aperta mi dà una specie di abitudine, che posso sfruttare anche nelle condizioni della vita normale. Il mio atteggiamento verso la vita stessa si modifica grazie al corpo!

    Voglio spendere una parola sulle spalle, che sono un punto forte perché collegano le braccia, che possono accogliere o respingere. Nel flamenco chi balla fa gesti molto forti di accoglienza o di rifiuto. Il flamenco non chiede scusa, ma sottolinea la propria posizioe. Fare questo è motlo importante!

    Per tutti o quasi "una buona postura" significa spalle indietro, pancia in dentro e petto in fuori. Prova! Se metti le spalle indietro non ti muovi più.se invece si attivano le clavicole in avanti, possiamo meglio muovere le braccia. Le braccia sono da un punto di vista osseo attaccate alle scapole, le quali a loro volta sono articolate sulla clavicola. Se si muove la clavicola si muove tutto!


    La timidezza e la paura ci fanno tendere a coprirci. Nel flamenco si esibiscono le ascelle! Dentro di noi possiamo sentire un istitinto, a non muovere le ascelle, e chi è timido di solito non riesce ad esibire questa patre del corpo!
    Che succede quando il corpo fa quesi movimenti, così forti e grandi? Quando sei veramente dentro il flamenco ti accorgi che la forma precisa di quello che fai diventa assolutamente secondario.
    Se in uno spettacolo i ballerini sono molto presenti e ti raccontano la loro verità, non vedi "gli errori"!

    In molte dane la ricerca della perfezione sta uccidendo la tradizione.

    Ad esempio la Salsa o la Danza...

    • 24 min
    #113 La timidezza e il Flamenco parte seconda - Flamenco Chiavi in Mano

    #113 La timidezza e il Flamenco parte seconda - Flamenco Chiavi in Mano

    imidezza e flamenco. Un discorso molto lungo!
    Il flamenco ci impone di essere molto vivi, e si scatena quindi molta adrenalina, che ci può fare essere timidi e timorosi oppure coraggiosi ed entusiasti. Se sono nel flamenco non posso che essere coraggioso: il flamenco si centra sull'espressione dell'entusiasmo!
    Il flamenco fa produrre adrenalina, e ci impone di lasciar uscire tutto ciò che deve uscire.

    Un punto chiave della timidezza è la non accettazione della nostra imperfezione: se sento di dover essere perfetto, e cerco il perfezionismo, non voglio essere criticabile, esco dal flamenco. Il flamenco ha tradizione orale, non è sostenuto da regole inequivocabili, come invece sono quelle del balletto o delle danze classiche indiane. Come nel jazz, è tutto legato al momento presente. Non si può tenere tutto sotto controllo, perché il tutto si basa sulla comunicazione con gli altri, e c'è sempre un margine di imprevedibilità.

    Certo è che se sono un musicista e devo suonare flamenco, mi sarà utile conoscere bene la tecnica del mio strumento, Alcuni artisti si sono allenati e hanno studiato talmente tanto da riuscire a confinare la paura del fallimento e quindi la timidezza. Ma la tecnica e l'allenamento sono strumenti, utili a chi vuole essere professionista.
    Ma se tutto si traduce in voler fare le cose alla perfezione perché se no perdo di vista l'obiettivo del falmenco: accettare le mie emozioni ed esprimerle.
    Cosiì il flamenco mi dà la possibilità di cambiare il mio modo di esprimermi, non cancellando la timidezza ma indirizzandola in modo espressivo. Moltissimi flamenchi sono timidi nella vita normale ma una volta sul palco convogliano il loro sentire meravigliosamente e la timidezzza non è un ostacolo all'espresisone di sé.

    Il flamenco ci dà una bellissima possibilità di gestione della timdezza: gli errori non sono cose negative ma... nuove possibilità. Se suonando mi sbaglio e suono note impreviste, potrei farne appunto l'occasione per esplorare nuove sonorità.
    Se nello sbaglio mi lascio coinvolgere dalla paura del giudizio e dalla timidezza mi sentirò male, ma se non ho l'esigenza di essere perfetto potrò inrtavedere le possibilità del mio errore e sfruttarle. Nel flamenco non c'è obbligo di perfezione, ma obbligo di verità. La comunicaione fra i membri del gruppo è fortissima e gli errori, o meglio le difformità da quello che si era pianificato, possono essere momenti di verità. Se non ne so approfittare perché penso soltanto a fare "ene" quello che avevo deciso, mi isolo nel mio fare e non interagisco più con gli altri, contraddicendo alla regola del flamenco di essere presente e comunicare. Se devo sentire la comunicazione con altre persone devo tenere la porta aperta all'entusiasmo e non alla timidezza.

    Se sono nella mia verità e la lascio uscire, gli abgli sono pezzi della mia verità.

    Sono Sabina Todaro mi occupo di flamenco e danze e musiche del mondo arabo dal 1985. Dal 1990 insegno baile flamenco a Milano e un lavoro sull'espressione delle emozioni attraveeso le danze del mondo arabo che ho chiamato Lyrical Arab Dance

    Sono una super appassionata delle neuroscienze, del funzionamento del cervello, ho tudiato psicomotricità e psicologia proprio per questo.
    Insegnando baile flamenco mi rendo conto dell'imnportanza della timidezza in questa forma d'arte da parte di chi con tutta l'umiltà e il rispetto affronta questo studio. E' un ostacolo grande: è come se non ci sentissimo autorizzati ad esprimere certe emozioni, ad erigerci in una postura molto aperta mentre balliamo, esprimersi con il cuore mentre cantiamo o suoniamo. Siamo timidi, abbiamo paura del giudizio e non ci sentiamo all'altezza.

    Una persona molto importante nella storia del flamenco che era molto timida è stato Paco De Lucia. Da bambino era insicuro o e si vergognava. Ha trovato nella chitarra un mezzo per sentirsi a proprio agio,...

    • 11 min
    #112 La timidezza e il Flamenco parte prima - Flamenco Chiavi in Mano

    #112 La timidezza e il Flamenco parte prima - Flamenco Chiavi in Mano

    Apriamo questo capitolo grandissimo di rilfessioni sulla timidezza ed il flamenco, che verrà portato avanti per diversi episodi.
    Il mondo di oggi ci chiede di distinguerci ma al tempo stesso ci chiede anche di omologarci. E' un messaggio contraddittorio ma molto forte. Trovare la nostra autostima, cioè identificarci con noi stessi è importante e forse l'identificazione è il più forte antidepressivo.
    La società ci chiede di omologarci agli altri per comportamento e atteggiamenti. Il flamenco ci dice di rispettare le tradizioni, ma di raccontare la propria verità e la propria unicità. Essere nel flamenco significa non omologarci ma trovare il nostro ruolo unico nell'ambito di questa tradizione.

    Ogni persona è timida almeno in qualche situazione.
    Che cos'è la timidezza? La paura del giudizio, del non piacere, della critica. La paura è una emozione primaria, ma nel senso della paura di un pericolo reale: se c'è una tigre davanti a me per forza devo avere una emozione di paura! Per sopravvivere!
    Ma spesso le nostre paure sono riguardo un pericolo pensato, immaginato ma non reale e il più delle volte la tidmidezza ci mette in ansia di fronte a paure che poi non si realizzeranno. Abbiamo paura che qualcuno ci giudichi, ma forse poi non lo farà nessuno.
    Sono poche le persone che non sono mai timide!
    Anche la timidezza ha aspetti positivi: quando siamo timidi siamo più attenti, osserviamo più segnali del normale.

    Ci sono persone che fanno fatica a guardare negli occhi un interlocutore, ma che sono poi in grado di parlare di fronte a centinaia di persone in una riunione aziendale.

    Questo ha molto a che fare con l'educazione che abbiamo ricevuto. Timidi non si nasce: si diventa.
    Ci sono paesi al mondo in cui l'educazione sociale sottolinea gli aspetti positivi dei bambini ed in altri questo invece non si fa.
    Ad esempio in Giappone, la cultura fa in modo che se il bambino ha successo, il merito viene suddiviso fra una serie di attori che hanno contribuito al successo: famiglia, insegnanti, ecc. L'insuccesso invece viene imputato solo al bambino. Foirse proprio per questo i giapponesi sono molto studiosi e quando intraporendono uno studio si impegnano enormemente. Sono molto attenti alla loro immagine sociale e quindi sono facilmente preda della timidezza.

    La cultura mediterranea al contrario tende ad applaudie i successi del bambino, minimizzando i fallimenti.
    Se in età infantile si sottolinea i successi, il bambino diviene più sicuro di sé e sarà meno timido una volta adulto. La cultura che genera il flamenco e mediterranea, quindi incoraggi ai bambini: abbiamo tutti visto in video o dal vivo bambini che ballano flamenco benissimo e sono piccolissimi. Ci stupiamo sempre di fronte a questo, ma dobbiamo pensare che questi bambini vengono molto incoraggiati e che pertanto non sviluppano alcuna timidezza.
    Nel mondo arabo accade lo stesso: se c'è un palco per qualche festa, con un palco, sicuramente i bambini vengono messi sul palco e applauditi dalla famiglia.

    Nella cultura Europea del centro nord si scoraggia il fatto di mettersi in mostra se non si è molto preparati.

    E' evidente che in generle gli andalusi sono meno timidi dei giapponesi.

    Biologicamente la molecola che si occupa della timidezza, della paura, è la stessa che produce entusiasmo e coraggio: l'adrenalina. A seconda di come il soggetto interpreta la realtà, saremo timidi o coraggiosi!
    Il flamenco ci obbliga a spingerci così tanto ai limiti delle nostre possibilità, che ci obbliga a sentirci molto vivi. La paura potrebbe prendere il sopravvento, ma al tempo stesso c'è il grandissimo entusiasmo di fare una cosa con enorme piacere, che ci nutre profondamente. Tutto ciò aha a che fare con l'adrenalina: il flamenco è veramente una droga.

    Sono Sabina Todaro, mi occupo di flamenco dal 1985 e di danze e musiche del mondo arabo...

    • 19 min
    #111 Salida del cante nei palos de Levante - Flamenco Chiavi in Mano

    #111 Salida del cante nei palos de Levante - Flamenco Chiavi in Mano

    I palos de levante sono generi musicali sviluppatesi nel sud est spagnolo, nelle provincie di Almeria, Jaen, Granada e nella regione di Murcia. La zona è tradizionalmente legata al mondo delle miniere, ed è legata al fatto di "Conoscere il mondo dall'interno, di averne una visione intuitiva profonda".
    Sono suonati in modalità flamenca, e sono liberi da vincoli ritmici (tranne eventualmente il Taranto, ma neppure obbligatoriamente). I palos tipici di questa famiglia sono Levantica, Minera, Murciana, Cartagenera, Taranta e Taranto.

    Il lavoro nelle miniere offriva possibilità di sostentamento a moltissime famiglie, e dava adito ad un enorme indotto di commercio. I minatori erano sempre uomini e desideravano divertirsi. QUIndi servivano locali di intrattenimento, Siccome erano quasi tutti andalusi, il tipo di musica che volevano ascoltare era proprio il flamenco.
    Ecco che tanti cantaores di varie zone andaluse si sono esibiti in quell'area mineraria, dando i natali ad uno sviluppo di cantes locali, alcuni dei quali davvero poco diffusi altrove.
    In particolare è interessante a questo riguardo il paese de La Union, in provincia di Murcia, nel quale si tiene un importantissimo festival flamenco con un concorso, centralmente di cante, ma anche di altro, che si dedica totalmente a questi palos, mantenendone l'integrità storica, con una enorme cura dei particolari ed un estremo rispetto della tradizione. La Union era un importantissimo centro minerario, ed è facile ancora oggi respirarne l'atmosfera nonostante che le minierew siano state chiuse oltre 50 anni fa. Restano nel paese miniere visitabili, musei e una serie di testimonianze affascinantissime.

    Il Taranto è il palo de Levante più diffuso altrove, al di fuori del concorso. E' diffuso anche perché si balla. Ed è l'unico ad ammettere il baile.

    Nel percorso di un cantaor è fondamentale investigare questi cantes perché offrono grandi possibilità interpretative anche su altri palos e quindi regalano al cantaor nuovi orizzonti espressivi.

    Cominciamo ad ascoltare le salidas del cante por Levante proprio dalla Minera, il palo legato a La Union, e partiamo da questo proprio come tributo all'importanza di questa cittadina. Ascoltiamo la versione di Pencho Cros, uno dei padri di questo genere, molto radicato nella cultura del paese, accompagnato alla chitarra da Antonio Fernandez, il capostipite della famiglia gitana Fernandez Munoz, che tanti srtisti ha dato al flamenco di lì. Il quejio por minera è un vero lamento, fatto in modo sommesso, con dignità e precisione.

    Ascoltiamo la Murciana cantata da La Trianita (trovata negli archivi della Sociedad Pizarras). Era nata a fine 800, e a quell'epoca chi si occupava di cante flamenco erano solo uomini, mentre le donne flamenche erano ballerine.
    Ascoltiamo El Cojo De Malaga, classe 1980, por Levantica figura super imprtante dei cantes de Levante (sempre dagli archivi della Sociedad Pizarras).

    L'ambito musicale di queste salidas è motlo omogeneo, ma ognuna è diversa, come se ci fosse una partitura.

    Ascoltiamo il cante por Cartagenera cantata con il gusto de Levnate. Antonio Pinana accompgnato dal figlio chitarrista, Antonio Pinana Hijo. I Pinana sono nati in questi cantes e li conoscono profondamente.

    L'atmosfera creata dai cantaores della zona ovest dell'Andalusia quando cantano por Levante è molto diversa, meno sofferta, meno sussurrata e meno caratteristica. Somiglia più ad una salida del cante di Siguiriya o di qualche altro palo. Ti faccio ascoltare un ottimo esempio di salida por Taranto, fatta da un gigante del cante gitano sevillano, El Chocolate.
    E' interessante conoscere queta differenza per capire meglio il Taranto.

    L'ultimo esempio è la salida del cante por Taranta di Manuel Romero, il primo cantaor nella storia a vincere la Lampara Minera, il massimo premio del festival de La Union, nel 1978,...

    • 21 min
    #110 Salida del cante por colombiana e por tango-guajira - Flamenco Chiavi in Mano

    #110 Salida del cante por colombiana e por tango-guajira - Flamenco Chiavi in Mano

    Il cante por Colombianas è uno dei pochi cantes di cui conosciamo la data di nascita e l'autore. Il primo a cantarlo fu Pepe Marchena, nel 1931. L'autore creò questo palo flamenco ispirandosi ad una canzone tradizionale messicana, "El venadito", che infatti ha una melodia molto simile a quella della Colombiana, ed ebbe subito un grande successo, tanto che molti altri cantaores cominciarono ad inserirla nel loro repertorio. Perché si sia chiamata Colombiana e non Mejicana, come sarebbe forse stato più ovvio, non si sa, ma il flamenco spesso fa di questi scherzi: gioca di fantasia, è creativo e fa un po'... quello che vuole!

    I cantaores dell'epoca degli anni 30 spesso si trovavano insieme nei cafes cantantes di Madrid, ed era frequente che si influenzassero l'un l'altro.

    La cosa che mi pare strana è che non ci fossero salidas del cante por colombiana nei brani cantati da Pepe Marchena, e invece la salida del cante compare, fatta in maniere molto varie e creative, già negli anni immediatamente successivi alla creazione del palo, ad opera di altri cantaores. Non ho una risposta per questa domada!

    Ho ottenuto i brani più antichi che ti faccio ascoltare grazie al lavoro della Sociedad Pizarras, che raccoglie e rende in formato digitale gli antichi dischi a 78 giri, regalandoci gratuitamente su youtube la possibilità di accedere ad un patrimonio che si sarebbe perso, altrimenti. Alcuni di questi cantaores non si piegarono alle leggi del mondo dello spettacolo, non vennero a compromessi con impresari o con ricchi committenti e la loro fama non superò la loro epoca. E non ebbero successo col largo pubblico. L'operazione fatta dalla Sociedad Pizarras è incredibilmente importante da un punto di vista culturale.

    Ti faccio sentire diversi esempi di salidas del cante di questo palo, tutti degli anni subito successivi alla nascita del cante por colombiana, presi dal lavoro della Sociedad Pizarras.
    Nei loro incredibili archivi ho scoperto La Andalucita, cantaora sevillana, che cantava, ballava suonava e nacchere e aveva un repertorio molto vario fra la canzone, il cuplé, canti regionali e flamenco, che fu poi molto famosa nelle Americhe, dove visse quasi tutta la sua vita.
    El Nino de la Flor nato nel 1865 a Madrid, era un cantaor aficionado, e ha avuto qualche notorietà solo grazie al fatto di essere la seconda voce di Pepe Marchena, ma non fu un professionista.
    Queste due salidas del cante usano le sillabe Lele e tiritiri.

    Ascoltiamo ancora altre salidas del cante por colombiana, più compicate:
    La salida del cante del El Nino de la Huerta, sevillano, classe 1907.
    La salida del Nino de Fuentes de Andalucia, probabilmente l'unico cantaor di questo paese in provincia di Siviglia. Classe 1915, molto appassionato di cante, esperienze a Madrid, ma non fece compromessi e non diventò molto famoso.
    Quella de El Carbonerillo, classe 1906, sevillano, era anche ballerino e maestro.

    Ascoltiamo anche delle salidas più recenti, fatte da 3 cantaores degli anni '50 che hanno una particolare predilezione per questo palo, prima di tutto Ana Reverte, una voce importante del cante por Colombiana, poi Carmen de la Jara, altro punto di riferimento di questo palo. Carmen de la Jara usa Ay por colombiana, ma nessun esempio antico comportava l'uso di questo suono! Il flamenco spesso fa cose strane, e magari copia qualche cosa da un palo diverso, e forse la salida di Carmen de la Jara è influenzata dalla salida por Guajira
    Ascoltiamo ancora un esempio, da parte di José Galan, di Ecija, provincia di Siviglia, che forse è la salida del cante por colombiana più largamente diffuso oggi, ed elenca già tutta la melodia del cante.

    Passiamo alla salida del cante por tango-guajira, e lo studio... finisce subito: il cantaor che la creò, Manuel Vallejo (1891) non faceva salida del cante, e le sue incisioni di questo palo sono ridotte al minimo (forse una sola...

    • 16 min

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