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Quali sono i temi e gli argomenti di politica internazionale più importanti da considerare per comprendere l'attualità e il futuro? Prospettive è il podcast che prova a dare una risposta a questa domanda. Ogni due settimane, Gabriele Rapisarda e Valeria Torta di SiamoZeta, assieme a un esperto di Orizzonti Politici, approfondiranno le tematiche estere più rilevanti.

Prospettive SiamoZeta - Orizzonti Politici

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Quali sono i temi e gli argomenti di politica internazionale più importanti da considerare per comprendere l'attualità e il futuro? Prospettive è il podcast che prova a dare una risposta a questa domanda. Ogni due settimane, Gabriele Rapisarda e Valeria Torta di SiamoZeta, assieme a un esperto di Orizzonti Politici, approfondiranno le tematiche estere più rilevanti.

    Se creassimo un esercito europeo

    Se creassimo un esercito europeo

    In questi ultimi due anni il tema della sicurezza internazionale è diventato sempre più cruciale. Basta vedere cosa accade in Ucraina e a Gaza, che sono solo le parti più evidenti di un complesso sistema di relazioni internazionali che negli ultimi anni è stato stravolto, con zone di crisi sempre più in aumento. E noi? Come ce la passiamo, potremmo chiederci? Ci sentiamo sicuramente più distanti da quei conflitti, un po’ perché siamo abituati a sentirne parlare costantemente, un po’ perché non siamo più direttamente colpiti dai rincari sulle bollette che prima vedevamo, eccezion fatta per gli aumenti improvvisi del prezzo della benzina. Insomma, sentiamo tutt’ora come ci siano stravolgimenti politici giorno dopo giorno e l’Europa, in questo mondo, si sente sempre più piccola e meno influente.
    A poco più di 40 giorni dal voto che ci porterà ad eleggere i prossimi rappresentanti italiani a Bruxelles, ci siamo chiesti perché in Italia, spesso, si faccia difficoltà a inserire nel dibattito politico temi fondamentali per la cittadinanza europea, come la politica di sicurezza e difesa comune, che pur, come sappiamo, non appartengono al processo legislativo europeo. 

    • 19 min
    Israele e l'Iran sono ai ferri corti?

    Israele e l'Iran sono ai ferri corti?

    Il 2 aprile scorso, un bombardamento attribuito a Israele che ha colpito l'ambasciata iraniana a Damasco, in Siria. Secondo molti, l'obiettivo non dichiarato, era l’uccisione del generale iraniano Mohammad Reza Zahedi. L'attacco è stato infatti indirizzato verso il consolato iraniano e la residenza dell’ambasciatore, causando la morte di Zahedi e di altri sei membri delle Guardie Rivoluzionarie, meglio noti come pasdaran. 
    Questo evento rischia indubbiamente di intensificare il conflitto israelo-palestinese e destabilizzare il Medio Oriente. Ma quali sono le radici storiche delle attuali tensioni tra Israele e Iran? E c’è davvero la possibilità che scoppi uno scontro diretto tra i due Paesi? 
    Insieme a Leonardo Trento, analista di @orizzontipolitici per l’area MENA, abbiamo ripercorso gli ultimi avvenimenti e provato a fare chiarezza sull’evoluzione del fronte di guerra. Questo e molto altro nell’ultimo episodio di "Prospettive", il nostro podcast di approfondimento sui temi di attualità internazionale. 

    • 20 min
    Cosa vuol dire per il mondo l'attentato a Mosca

    Cosa vuol dire per il mondo l'attentato a Mosca

    Lo scorso 21 marzo un attacco terroristico ha colpito il Crocus City Hall di Mosca, causando 139 morti e circa 180 feriti. 

    Numeri impressionanti che ci rimandano alle immagini degli attacchi che nel 2015 colpirono il teatro Bataclan di Parigi e ci fanno temere un ritorno del terrorismo islamico nel Vecchio continente. 

    Poche ore dopo, l’ISIS-K, costola afghana dello Stato Islamico, ha rivendicato di esserne il mandante. 

    Lo Stato islamico del Khorasan, altro nome con cui il gruppo terroristico è noto, è attivo dal 2014 e agisce per lo più in Asia centrale. Condivide tuttavia con lo stesso astio nei confronti della Russia, dopo l’intervento del suo esercito in Siria al fianco di Bashar Al-Assad e contro i ribelli dell’ISIS. 

    • 19 min
    Le elezioni in Venezuela non saranno democratiche

    Le elezioni in Venezuela non saranno democratiche

    Negli ultimi 5 anni in America del Sud non c'è stata una crisi politica così eclatante come quella che ha investito il Venezuela. Nel 2019 infatti, dopo le contestate elezioni dell'anno precedente, che avevano visto il trionfo dell’attuale Presidente Nicolas Maduro, venne a formarsi una spaccatura fra l'Assemblea Nazionale e l’esecutivo. 

    L'assemblea nazionale, cioè il Parlamento, in quel momento era dominato dall'opposizione e aveva dichiarato non valide le elezioni, votando Juan Guaidó come Presidente ad interim del Venezuela. 
    Intendiamoci, l'Assemblea nazionale non aveva alcun potere poiché esautorata dallo stesso Maduro, ma il gesto fu eclatante e molti paesi del blocco occidentale riconobbero Guaidó come presidente della nazione. 

    Nonostante questo, nel gennaio 2023, Maduro aveva ottenuto nuovamente consensi, portando l'Assemblea nazionale a dichiarare che il lavoro fatto dal governo provvisorio di Guaidó non fosse stato sufficiente. A quel punto, Guaidó è stato costretto a dimettersi e Maduro è potuto tornare al potere. Ecco, con queste premesse si arriva alle elezioni indette per il 28 luglio di quest'anno, con una marea di temi caldi per il Venezuela e con la politica internazionale sempre centrale.

    • 21 min
    Non si parla più di Ucraina come prima

    Non si parla più di Ucraina come prima

    Lo scorso 24 febbraio ha segnato i due anni dell'invasione russa dell'Ucraina.
    In questo arco di tempo le Nazioni Unite hanno registrato la morte di oltre 10.500 civili, tra cui 587 bambini, e quasi 20mila feriti.
    Due anni fa l'Europa si è fermata e, messa davanti all'evidenza di un conflitto in casa propria, ha iniziato a porsi una serie di domande.
    Domande che oggi non trovano risposte univoche e che, dopo anni di pace, ci costringono a fare i conti con la guerra e, soprattutto, ci chiedono di riflettere sull'andamento degli equilibri geopolitici globali.
    Vecchi blocchi scompaiono ed emergono nuove forze a plasmare l'ordine internazionale.

    In questo contesto, quali strategie perseguiranno gli Stati Uniti e l'Unione Europea? E quali conseguenze avranno sulla guerra in Ucraina?
    Nell'ultimo episodio di Prospettive, podcast nato due anni fa per approfondire temi di attualità internazionale, ne abbiamo parlato insieme a Marcello Orecchia, analista di Orizzonti Politici.

    • 23 min
    Per parlare di Gaza serve Sanremo?

    Per parlare di Gaza serve Sanremo?

    Ci ricordiamo quando esattamente due anni fa seguivamo in televisione, su internet, sui social ogni attimo della guerra che stava per scoppiare in Ucraina? L'interesse sui media occidentali verso l'est europa era divampato e, di conseguenza, si era venuti a conoscenza di un tema estremamente complesso quale la situazione nel donbass. Poi abbiamo visto che col passare del tempo l'abitudine a vedere le immagini di guerra ci ha portato ad aver costruito degli anticorpi e, invece, la popolazione continua a viverla e i giornalisti sul campo a raccontarla. Ecco ora il paragone che vorremmo fare è con la situazione a Gaza, situazione che non solo sembra peggiorare giorno dopo giorno, ma che come in Ucraina sta perdendo di interesse verso i media occidentali, quando invece tocca eccome la nostra situazione geopolitica. Insomma si tratta di un tema che divide e che ottiene risonanza solo in determinati momenti, uno degli ultimi è stato proprio al festival di SanRemo, dove artisti come Ghali e Dargen D'Amico si sono esposti.

    • 27 min

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